Si incontrarono ad una fermata. Era un giorno qualunque. Ed invece no. Ma questo lo scoprirono soltanto tempo dopo. Il cielo ruggiva grigiume a sbalzi, le nuvole si confondevano con l’umore dei passanti che stretti in cappotti aderenti si trascinavano le loro ombre.
Lui era abituato a camminare guardando dove metteva i piedi come se ci fossero in agguato botole segrete in cui poter scivolare da un momento all’altro. le spalle ricurve indicavano ad occhi indiscreti di non oltrepassare la soglia di avvicinamento, i suoi muscoli tesi erano pronti a scattare lasciando dietro di sè il vuoto. Quel giorno era un pò in ritardo, notte turbolenta intenta a cercare qualche buona idea da proporre al suo dolceamaro amico editore.
Ma ancora pensieri confusi appollaiati sulla sua scrivania gli facevano una feroce compagnia. Ma almeno doveva presentarsi quel giorno, giusto per materializzarsi e dare un cenno di vita ed allora strappandosi al suo avvolgente divano aveva infine deciso di mettere un piede davanti all’altro e giungere alla porta dell’ufficio di Matteo.
Lei invece era puntuale, anzi in anticipo perchè le piaceva passeggiare gustando ossigeno e scenari, ascoltare temperature e percepire che tipo di giornata le faceva da sfondo. La sua era una camminata rilassata, passi consanguinei della danza, sinuosa e ondeggiante pareva non toccasse terra tanta era la leggiadria nello scivolare lungo il marciapiede. I suoi occhi accennavano un lieto sorriso a chi aveva il destino di scorgerli e non si facevano pregare nel contraccambiare il dono. Curiosa ma discreta era pronta a ricevere la vita in ogni sua forma, con un calore che non faceva sudare ma ritemprava e ti faceva venire voglia di continuare un pezzo di viaggio insieme. Adorava parlare con gli sconosciuti perché riservavano in qualunque caso un inaspettato sapore di angolature poco esplorate. Ma solo ad un occhio attento. Come il suo per l’appunto.
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